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mercoledì 27 gennaio 2010

Una piazza virtuale dentro il Municipio per non dimenticare


Alto Adige — 26 gennaio 2010 pagina 28 sezione: AGENDA

BOLZANO. Per ora si tratta di una piazza virtuale, ma a breve potrebbe diventare un reale patrimonio dell’odonomastica cittadina. Inaugurata ieri, in occasione della prima giornata della Settimana della Memoria, la piazzetta della Memoria che altro non è che il foyer del municipio trasformato, per l’occasione, in un allestimento per i reperti sul lager cittadino dell’Archivio storico e alcuni disegni realizzati dagli studenti. Tutta la cerimonia inaugurale, infatti, ha rappresentato un ipotetico ponte tra il dovere di non dimenticare quanto successo e la necessità di coniugare questa coscienza con la realtà che ci circonda. Ecco quindi che in vicolo Gumer sono arrivate le delegazioni di alcune scuole cittadine per assistere all’inizio ufficiale di questo percorso e conoscere i rappresentanti delle associazioni che raggruppano chi fu colpito dalle leggi razziali. Cerimoniere è stato l’assessore comunale alla cultura, Primo Schönsberg, che ha gettato il primo ponte storico: «Non dobbiamo mai dimenticare che anche l’Italia ha avuto un ruolo in quanto accaduto: le leggi razziali vennero promulgate pure qui e diventa fondamentale, quindi, ricordare ai giovani questo triste passato e contestualizzarlo al meglio». Il sindaco Luigi Spagnolli si rivolge direttamente agli studenti: «Studiate la storia perché la memoria della collettività è importante e tutti sono tenuti a conoscerla». Dalla piazzetta in municipio, dunque, partono i primi messaggi dell’iniziativa, ma la voglia di intitolare ufficialmente uno spazio alla Memoria è tangibile. «E’ possibile - rivela Schönsberg - che si possa trovare un luogo, magari vicino al muro del lager, da dedicare esclusivamente alla commemorazione di questo tragico passato». Presente alla cerimonia anche l’assessore di Laives, Renzo Gerolimon: «Siamo contenti di aver avviato una sinergia così stretta tra i due Comuni. Ogni iniziativa che possa ampliare il significato di queste celebrazioni va salutata con gioia». Dopo lo svelamento della targa, comincia un piccolo concerto di musica zingara. Sottofondo perfetto per le dichiarazioni di Radames Gabrielli, presidente dell’associazione Nevo Drom: «Lo sterminio di sinti e rom è stato orribile e noi abbiamo il dovere di ricordarlo». Poco più in là una bambina si fa pitturare la faccia (foto in alto a destra) dall’artista bolzanina Celestina Avanzini, impegnata in un progetto di coinvolgimento dei giovani. «I ragazzi capiscono la dimensione di questo orrore - spiega il dirigente della scuola Dante, Giulio Clamer - e noi, fin dalle medie, cerchiamo di stimolare la loro riflessione portandoli ai campi di concentramento e costruendo percorsi appositi. Sappiamo che la scuola, nella prevenzione, gioca un ruolo determinante». Proprio la scuola, con famiglia e società, è chiamata in causa dalla presidente della comunità ebraica di Merano, Elisabetta Rossi Innerhofer, e dall’officiante, Simeone Bordon Chazan: «Le derive revisioniste ci spaventano e ci spingono a domandarci dove dobbiamo migliorare per essere più incisivi. Cerchiamo sempre di essere una comunità aperta al dialogo e di tramandare i racconti terribili che hanno vissuto le nostre famiglie. In tutto questo, però, abbiamo bisogno della mano della scuola e dei genitori, gli unici in grado di cogliere in tempo i segnali allarmanti di questa deriva». - Alan Conti

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