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martedì 16 febbraio 2010

I giovani tedeschi: "Più convivenza"


Alto Adige — 13 febbraio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. I giovani tedeschi danno un calcio ai pregiudizi etnici. Se il vescovo Golser richiama tutti alla convivenza e qualche parroco individua proprio nei ragazzi la spinta decisiva, si può dire che gli studenti delle scuole superiori in lingua tedesca rispondono positivamente all’appello. L’entusiasmo, però, non basta e sono proprio loro che chiedono aiuto alle istituzioni per slegare l’apprendimento della lingua di Dante dal solo fattore ambientale o familiare, concedendo un’opportunità anche a chi non è attorniato dalla realtà italiana. «Amici italiani? Davvero pochi, ma non è questione di volontà», dice Thomas Gallina del liceo classico Walther von der Vogelweide. «In alcuni paesi - gli fanno eco Thomas Wiedenhofer e Marc Stampfer - non è facile avere un contatto con la vostra realtà, pur cercandola». Concetto rafforzato da Katia Vettori: «A Terlano, per esempio, le famiglie italiane sono poche. In città è più facile provare a frequentarsi». «Sì, ci si vede - replica Chiara Stuflesser - anche se capita di andare negli stessi locali la sera e poi rimanere comunque in gruppi separati. Non essendo amici dalla scuola, le fusioni a freddo sono sempre difficili». Sophia Weifner esprime il desiderio “di trovare il modo di parlare l’italiano anche al di fuori del contesto scolastico, dove ci insegnano a comprenderlo, ma meno a produrlo attivamente”. Lena Obkircher sottolinea un paradosso: «Parlo più la vostra lingua quando vado al mare che in Alto Adige. C’è da riflettere su questo». Anja Mirkovic, invece, ha trovato amicizie italiane ad Appiano: «Parlando ci si accorge come migliorare le proprie conoscenze e le differenze culturali. Gli italiani sono più aperti e in cerca di divertimento: un pregio e un difetto secondo le circostanze». Claudia Schmuck evidenzia come “Bolzano offra molte più opportunità dei paesi, dove abita la maggior parte di noi”, mentre Katharina Sölva pone l’accento su un fenomeno molto diffuso: «Noi tedeschi abbiamo il vantaggio che nelle relazioni mistilingui l’idioma scelto è sempre l’italiano».Claudia Devall vede “nei locali del centro la vera opportunità”, mentre l’amica Linda Schwarz frequenta “il centro giovanile “Pippo”, dove veramente si riesce ad avere un rapporto stretto di convivenza”. Chi il problema di imparare la seconda lingua non ce l’ha è Manuel Tait, incontrato al cancello dell’Itc “Kuntner” in compagnia della fidanzata Lea Thaler. «Tutto dipende dalle circostanze. Io abito a Salorno con genitori mistilingui e di conseguenza passo senza problemi da una lingua all’altra, ma chi abita verso Sarentino, per esempio, non ha questa opportunità». Lea conferma: «Io sono di Sarentino e davvero le possibilità di imparare l’italiano sono minime». Qualcuno, a taccuino chiuso, suggerisce la scuola bilingue. Spunti interessanti, inoltre, arrivano dalle insegnanti dell’istituto di via Guncina. Monica Ludescher, professoressa mistilingue di educazione fisica, ripropone la questione della zona di provenienza. «Non solo alcuni paesi sono svantaggiati, ma anche determinate zone di Bolzano, come la Gries storica, non consentono di fare pratica con l’italiano. Europa-Novacella, invece, rappresenta un bel mix stimolante». Giovanna Berloffa, infine, insegna italiano: «I ragazzi vanno avvicinati dal punto di vista culturale ed ecco perché leggo i quotidiani italiani in classe, consiglio programmi televisivi e supporto “Bus Stop”, uno spettacolo teatrale creato con il liceo scientifico Torricelli. È vero infine che la lingua di Dante è quella più usata nei rapporti misti, ma i problemi di produzione attiva della lingua rimangono sempre tanti». - Alan Conti

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