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lunedì 20 settembre 2010

Il Centro: meno furgoni e lastricare i Portici


Alto Adige — 15 settembre 2010 pagina 10 sezione: CRONACA

BOLZANO. Chi ha paura del centro commerciale? A quanto pare in pochi, perlomeno dietro le casse dell’altro Centro, quello storico. I negozianti lungo l’asse via Portici-via Museo, dunque, a parole si smarcano dal timore di soffocamento di un futuro maxistore e guardano più con curiosità che con preoccupazione all’iniziativa dei Podini al “Twenty” di via Galilei. Qualcosa in più, invece, i commercianti lo auspicano per riqualificare tutta la zona pedonabile e migliorare lo shopping di turisti e bolzanini, soprattutto per quanto riguarda la pavimentazione dei Portici e iniziative che portino la gente nella città vecchia. Fa discutere, invece, la polemica accesa da Richard Franchi circa il traffico insistente dei furgoncini di carico e scarico a tutte le ore del giorno. Un intasamento che snatura la zona commerciale, togliendole la sua maggiore peculiarità. C’è chi, come Karl Pobitzer (gioielleria Ranzi), propone di anticipare gli orari di consegna liberando così il Centro dal traffico, e chi, come Ivo Fontana Ros (“Kofler”), chiede di rendere obbligatori elettrici. Chi da molti anni è protagonista del commercio sotto i Portici è Walter Brunner con i suoi modellini e giocattoli. «Franchi ha ragione: i furgoni e il traffico sono eccessivi, a qualsiasi ora del giorno. Necessario, forse, essere più restrittivi con l’accesso e le fasce orarie. Sarebbero da mettere a posto anche le rogge di scolo lungo la strada che quando vengono schiacciate dalle auto fanno un rumore infernale. Il maxistore, invece, non mi preoccupa affatto: la specializzazione in un settore aiuta a mettersi al riparo da questi rischi». Claudia Bona, responsabile di “Gostner”, giustifica il transito dei mezzi. «Gli autisti e noi responsabili siamo sempre in tensione perché già gli orari in vigore sono quanto di più restrittivo si possa immaginare: non vedo tutta questa emergenza. Semmai il pavimento dei Portici andrebbe sistemato a dovere per renderlo consono a quello che è un simbolo della città. Il centro commerciale? Ben venga, siamo contenti, anche perché si potrebbe innescare un abbassamento dei prezzi». Daniela Santilli di “Lemayr” rafforza la richiesta per un lastricato migliore «che diventa molto scivoloso quando si bagna con la pioggia». Michela Romagnoli e Gaia Papais ci rispondono dal bancone di “Tezenis”. «Se il problema sono i furgoni facciamoci trovare tutti alle 7, oppure dopo le 19. Non mi sembra, comunque, così determinante e non mi azzarderei a parlare di degrado del Centro storico perché significa non avere idea di cosa si trova in altre città italiane. Giusto fare degli appunti, ma valorizzare gli aspetti positivi è altrettanto doveroso. Il centro commerciale, infine, è uno spauracchio che non inquieta. Se prendiamo i turisti, per esempio, possiamo sempre contare sul fatto che vengano a visitare la città: non si può basare tutto il ragionamento solo sui negozi». Da “Kiko” troviamo invece Doriana Palazzo e Vanessa Arango: «Bisogna essere sinceri e ammettere che il Centro va bene così com’è e che le preoccupazioni sono minime. I negozi ci sembrano già valorizzati a sufficienza». Storico anche il marchio “Seibstock”, dove troviamo Maria Cittadini. «Il Centro sta modificando il proprio volto perdendo i negozi storici e tradizionali a favore dei brand. Questo è un cambiamento che ai turisti, soprattutto germanici, non piace e Franchi ha ragione a chiedere delle modifiche per valorizzare meglio un simbolo della città. Non siamo preoccupati, invece, dal centro commerciale perché comunque i nostri prodotti non sono di grande distribuzione, ma posso immaginare che, comparando i prezzi, nel campo dell’elettronica possa avvenire a breve una piccola rivoluzione». Uno dei negozi più antichi della strada è quel “Kofler” aperto dal 1731, dove dal bancone risponde Ivo Fontana Ros. «Perché la Provincia non promette un finanziamento alle ditte che utilizzano furgoncini elettrici? Sarebbe una proposta sensata». Parole di elogio a via Museo arrivano da Cristina Rieder dell’ottica “Leitner”: «La strada è stata rifatta da poco, direi che per il commercio va più che bene. Nel nostro settore, inoltre, abbiamo poco da temere da eventuali centri commerciali. Con i turisti, infine, si continua a lavorare molto bene». Chiude la carrellata Karl Pobitzer, titolare della gioielleria “Ranzi”. «Il discorso dei furgoni è molto semplice: tutti vogliono la merce e la vogliono subito. A questo punto troviamoci tutti la mattina presto e non costringiamo le ditte di spedizione ad aspettare l’apertura delle 9.30 o delle 10. Via Museo, per il resto, mi sembra parecchio curata. Sul maxistore seguiamo tutti con interesse le polemiche e il dibattito che si è aperto, ma ad essere preoccupati, sinceramente, siamo davvero in pochi». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

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