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martedì 14 settembre 2010

La pedalata oltre i confini dei bolzanini Silvio e Umberto, due settantenni a Capo Nord


Alto Adige — 12 settembre 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. Chi pensa che la bici “a pedalata assistita” sia essenzialmente un aiuto per anziani che non vogliono più far troppa fatica sui pedali, avrà da ricredersi. A bordo di una “Frisbee”, la bici a pedalata assistita (da una batteria ricaricabile) creata dall’omonima azienda bolzanina, due indomabili settantenni bolzanini hanno macinato 3.000 chilometri e in 18 giorni hanno toccato Capo Nord, il punto più settentrionale, e a spanne il più freddo, di tutto il nostro continente europeo. Gli arzilli protagonisti dell’avventura sono Silvio Chiappin e Umberto Marchese, non nuovo a questo genere di imprese dopo i tour in Patagonia, Danimarca e il viaggio verso Santiago. «Siamo risaliti - raccontano - da Trelleborg a Capo Nord attraversando la Scandinavia. Siamo tornati da pochi giorni e non passa notte che non sognamo un qualche episodio di questa avventura». Chiappin, tra i due, è il novizio della bici di questo tipo. «Volevo fare questo tour da anni e pensavo di affrontarlo con la bici da trekking. Di fronte a varie difficoltà di natura organizzativa, però, mi sono ritrovato questa opportunità, in compagnia di un autentico esperto come Marchese, e ho cominciato a studiarmi le caratteristiche della “Frisbee Softbike” che avrei utilizzato». Marchese, inoltre, ha una piccola mania da autentico cicloamatore: pedala con una micro fotocamera allacciata al polso in modo da poter scattare delle foto in itinere «e anche da questo - riprende Chiappin - che mi sono subito accorto di essere al fianco di un autentico professionista». La partenza da Trelleborg è avvenuta lunedì 26 luglio e la prima tappa, con trasferimento a Karlhamm, fa segnare subito un record: 210,38 chilometri percorsi! Il buon giorno, però, non si vede sempre e solo dal mattino. «Eh no - ride Chiappin - qualche imprevisto, e qualche ruzzolone, sono capitati. A Pajala, per esempio, l’albergo che avrebbe dovuto ospitarci era chiuso, così abbiamo dovuto improvvisare un campeggio con le tende, cenare con qualche panino e riscaldarci con un fuoco di fortuna. La cosa più importante, però, è stata poter allacciarsi alle prese esterne di un muro per ricaricare le batterie delle bici. Molto preziose». Simbolica la tappa di Stoccolma «con il suo enorme minareto e la vivacità della gente» ben presto sostituita dal diradarsi dei centri abitati risalendo verso nord. «Meno male che, in alcune situazioni, abbiamo potuto contare sul Gps, oltre alla disponibilità degli abitanti di Svezia, Norvegia e Finlandia». Nel mezzo qualche simpatico fuori programma, «come un insolito attraversamento di renne che, trotterellando, ci scortavano». La giornata più dura, il 4 agosto, località Ornskoldsvik: «Pioggia e vento senza possibilità di fermarci e l’arrivo nel buio pesto. Difficoltoso anche, vicino alla meta, l’attraversamento del tunnel di Olderfiord: stretto e poco illuminato». Infine il cartello della meta: Nordkapp. «Ci sciogliemmo in un abbraccio e ringraziammo l’organizzazione della Frisbee che ci ha assistito nella logistica. Ci son voluti 3.000 chilometri, ma la possibilità di raccontare una simile avventura ai nipoti scioglie la fatica», conclude Chiappin. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

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