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venerdì 15 ottobre 2010

Una fermata del treno a Casanova


BOLZANO. Le strutture per rendere Casanova più vivibile e meno scollegata dalla città. La stazione per il treno, i collegamenti viari, i negozi, ma anche la palestra, la piscina, i centri per gli anziani e i giovani. Il futuro del rione è stato al centro ieri di un lungo incontro tra la circoscrizione, i tecnici comunali e l'assessoreGallo. L'agenda è fitta, i soldi pochi. A Casanova mancano i negozi, ma dal Comune arriva un invito a fare un passo indietro e cominciare a ragionare prima su stazione ferroviaria, sedi per associazioni e spazi da destinare a varie attività. È stato il lotto Us 2/a, in sostanza quello che dovrebbe ospitare la fermata dei treni con 14.000 metri cubi edificabili e 22,5 metri raggiungibili in altezza, ad essere al centro dell'incontro di ieri tra l'assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Gallo, i funzionari e la circoscrizione Don Bosco. Sul tavolo una domanda facile facile: «Cosa mettere negli spazi che verranno a disposizione?». Il tutto nell'ottica di un bando di progettazione che sia il più lontano possibile da una bellissima scatola vuota. Le proposte più gettonate sono centri giovanili, case per anziani, sale prova per la musica, un nuovo Kubo interrato, una piscina, una palestra, parcheggi interrati, sale per l'Istituto Musicale, una scuola per le arti e punti di aggregazione. Tra le varie risposte ricevute, comunque, all'orizzonte sembrano stagliarsi una sala polifunzionale, impianti tecnologici e gli spazi per l'associazionismo. Genera entusiasmo anche la prospettiva di ospitare l'Istituto Musicale «ma prima - si cautela l'assessore - dobbiamo chiedere a loro cosa ne pensano». Forte nel frattempo, anche la volontà del Comune di insistere sulla realizzazione della Stazione, ma molto dipende da Palazzo Widmann. «E' la Provincia - spiega Gallo - che deve decidere il da farsi e, eventualmente, stabilire il cadenzamento dei treni sulla direttrice Bolzano-Merano. C'è sempre, però, l'ipotesi minimetro firmato Leitner che, di fatto, si pone in alternativa al treno. Noi vogliamo il tram su viale Druso e quindi è evidente che puntiamo forte sulla stazione». La riflessione sui negozi, invece, non può esimersi dal muovere da un interrogativo principale: "Ci sono commercianti interessati?" «Non molti - la risposta di Gallo - e questo va detto alla popolazione. Si fa presto a dire che vogliamo questo o quello, ma non possediamo negozi di stato o comunali, quindi...». I rappresentanti del quartiere hanno ascoltato ma anche esortato Gallo. Helen Ellecosta: «Ascoltiamo, per favore, le necessità della gente per procedere con una certa logica». Tania Bergo bacchetta il Comune: «Sullo sviluppo di Casanova, sarebbe stato meglio procedere con il residenziale e i servizi in parallelo, senza questo scarto eccessivo». Cecilia Stefanelli invita a «creare un polo che possa attrarre la popolazione residente anche da altre zone della città, un po' come fa il teatro Cristallo in Europa-Novacella. In questo senso ci starebbe bene un centro interculturale, senza sottovalutare la necessità di ambulatori medici». Francesco Mafrici sottolinea i ritardi di Casanova: «Rione rimpito di gente ma senza strutture». Marco Caruso spinge «per iniziative per i giovani. Dobbiamo sbrigarci a dare delle risposte a queste famiglie». Luciano Stevanella guarda a una valutazione complessiva «dei bisogni della zona». E sulla stessa linea è il presidente di Don Bosco Luigi baratta. Ci vuole, comunque, una mano dalla Provincia: «Edifici di queste dimensioni, con numerose attività - chiarisce Gallo - necessitano di un esborso difficilmente sostenibile per le casse comunali. Sarebbe meglio contare sugli aiuti provinciali trovando anche soluzioni condivise». A metà assemblea spunta una proposta più provocatoria che immaginabile: «Spostiamoci il Museo Archeologico». Più facile assistere a frotte di negozianti che calano sul quartiere.
Alan Conti

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