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giovedì 18 novembre 2010

Autogestione al Torricelli, i ragazzi: «Scuola bilingue e senza barriere»


Alto Adige — 17 novembre 2010 pagina 15 sezione: CRONACA

BOLZANO. Cattedre riservate agli studenti, professori chiamati a lezioni “alternative”, aula magna piena per l’incontro di “Libera” con riflessione sulla mafia: tanti i modi scelti dagli studenti del liceo scientifico “Torricelli” per dire no alla riforma Gelmini nazionale e avanzare le proprie perplessità sulla sua applicazione provinciale. Eloquente, quindi, il cartello appeso all’ingresso dell’istituto: “Scuola autogestita”. All’interno, però, nessun muro contro muro vista la collaborazione degli insegnanti e l’ordine mantenuto. Un atteggiamento che strappa un giudizio positivo anche al dirigente Carlo Runcio. Tutto, ovviamente, muove dalla protesta nazionale che vedrà a Bolzano il suo culmine con la manifestazione in programma per questa mattina. «Non possiamo accettare che la riforma scolastica - spiegano i rappresentanti nell’orbita dell’associazione “Studenti Consapevoli” Giacomo Gatti, Piero Caneve e Ayyoub Elilhaa - poggi solo sui cardini dei tagli e della semplificazione economica». Nella cornice nazionale, però, trovano spazio anche le critiche e le richieste da spedire a Palazzo Widmann. «Prima di tutto vogliamo un’offerta che sia autenticamente bilingue. Non ci bastano le proclamazioni di intenti, ma pretendiamo applicazioni pratiche che siano ben spiegate. Perché, per esempio, non si ipotizzano scambi tra gli istituti dei due gruppi che coinvolgano almeno la metà delle classi per un periodo accettabile? Va sostenuta, a latere, anche la formazione bilingue nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie in modo convinto e diffuso». Gli scambi, però, rischiano di diventare merce rara tra i “cugini” del Classico visto il rischio che corre l’indirizzo tradizionale al “Walther von der Vogelweide”. «È un altro aspetto criticabile dell’applicazione locale della riforma. Non possiamo favorire l’istruzione privata in questo modo anche perché la Provincia già versa agli istituti paritari la cifra esagerata di 1,2 milioni di euro, mentre la nuova finanziaria prevede addirittura 260 milioni. Troppi». Lascia perplessi, quindi, anche l’organizzazione degli indirizzi? «Certo e tra questi va salvato anche l’Ipia chimico-biologico che sforna diplomati che in campo laboratoriale che sono anche più preparati di quelli dello scientifico. Al Torricelli, invece, chiediamo l’estensione del diritto anche nel triennio». Citati, comunque, pure gli aspetti positivi «come il biennio unitario e l’introduzione dell’inglese all’Ipc». Nelle classi è stata affrontata anche una questione squisitamente “interna”: «Stiamo elaborando - spiega Elilhaa - un regolamento interno sugli organi rappresentativi e collegiali degli studenti da far poi approvare al dirigente. Runcio ci supporta spesso, lo ringraziamo, ma vogliamo sentirci tutelati quando il prossimo anno andrà in pensione». Atteggiamento positivo ricambiato: «Autogestione ben gestita dai ragazzi - si schermisce il preside - oggi la vetrina spetta a loro». Nell’aula magna dell’istituto, intanto, l’associazione “Libera” propone un incontro per dire no alla mafia. «Ottima iniziativa - sostengono in coro Morgana Perissinotto e Penelope Frego - perché con esempi dei nostri coetanei ci hanno presentato situazioni difficili e delicate». Nelle prime ore, però, spazio alle lezioni dei ragazzi più grandi ai più piccoli sui motivi della protesta: vietato esserci e poi dire “non sapevo”. «Incontri utili - racconta l’insegnante per un giorno Matthias Scappi - e nel biennio abbiamo riscontrato molto interesse e voglia di capire e, semmai, partecipare». I professori, come detto, non sono stati messi in un angolo, ma hanno avuto un ruolo nel proporre lezioni diverse dal solito, come spiegano Stefano Barbacetto e Loredana Ducati: «Gli studenti ci hanno proposto alcuni temi tra cui scegliere, poi si sono iscritti a quelli che preferivano. Parliamo, per esempio, di globalizzazione, strumenti democratici come i decreti o la fiducia, rapporti con gli Usa e altro. Per noi un’occasione di affrontare argomenti alternativi e godere di un uditorio totalmente interessato». Identico il meccanismo per le più svariate lezioni degli studenti, ma tra tutte va senz’altro citata quella tenuta da Nicola Conci, Julia Thaler e Johanna Leitgeb che, a proposito di bilinguismo, insegnano ai compagni il tedesco dialettale adeguatamente vestiti in drindl e costumi tipicamente tirolesi. «Alcuni di noi - raccontano - stanno frequentando lo scambio tra istituti e ci sembrava un’idea divertente e utile a smitizzare alcuni aspetti più lontani alla cultura italiana del nostro gruppo linguistico». Al di là delle grandi manovre politico-istituzionali è anche e sopratutto così che si costruisce la convivenza. (a.c.)

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