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mercoledì 24 novembre 2010

La lotta di Ale per un trapianto anti-leucemia


BOLZANO. Trasformare la propria sofferenza in un messaggio di speranza e solidarietà. E' quello che riesce a fare Emanuela Imprescia quando racconta la storia del figlio Alessandro, dieci anni e colpito da una leucemia che lo costringe a sperare in un trapianto di midollo osseo. Una situazione che chiama una famiglia a tirare fuori un coraggio da leoni per superare le difficoltà. «La terapia per contrastare la malattia - racconta Emanuela - ha abbassato i globuli bianchi nel sangue di Alessandro, esponendolo a qualsiasi tipo di contagio. Ho passato otto giorni con lui nel primo blocco di chemio a Padova, ma una volta rientrati a Bolzano mi reclamavano gli altri figli così, io e mio marito ci siamo divisi. Al momento Alessandro e il papà stanno a casa nostra, mentre io e gli altri due bambini dai miei genitori. Ora, un altro ciclo».
La storia di Alessandro, purtroppo, è quella di una ricaduta: già a quattro anni e mezzo, infatti, il piccolo ha subito due anni di chemio e radio con conseguente isolamento. «Credevamo di avere messo questa storia alle spalle, invece siamo ancora chiamati a lottare (da ieri Alessandro è ricoverato all'ospedale di Padova per un nuovo ciclo di chemioterapia, ndr). Purtroppo la cura si è dimostrata insufficiente, quindi ora bisogna riporre le speranze in un trapianto». E' qui che si innesca il meccanismo di solidarietà che Emanuela sta portando avanti per suo figlio, ma anche per tutti i malati che aspettano il colpo di fortuna di trovare un donatore compatibile. Non sempre, infatti, chi non è coinvolto conosce una pratica più complessa di come la si immagini. «Nessuno della nostra famiglia si è rivelato compatibile: della sorella piccola avevamo anche tenuto il cordone ombelicale per verificare. Niente. Ora ci rimettiamo al registro dei donatori di midollo osseo mentre io ho fatto la mia donazione ad un altro paziente non italiano». Un dono e un gesto di cui Emanuela, da insegnante, ha cercato di fare tesoro anche in classe. «Ho spiegato ai miei alunni cosa significhi abbracciare la solidarietà. Voglio che oltre all'aiuto per Alessandro tutto questo serva a costruire una nuova coscienza in questo campo della solidarietà. Per questo ho attivato un gruppo su facebook con 5.100 iscritti che si chiama "Polì Ale: un midollo per la vita". Qui raccontiamo tutto sulla donazione, come funziona e come fare per dare una mano a chi ne ha bisogno». Per diventare donatori si deve avere un'età tra i 18 e i 38 anni. «Basta rivolgersi al centro trasfusionale di riferimento sul territorio». Nei giorni scorsi, Alessandro ha ricevuto una telefonata inaspettata che gli ha riempito il cuore: dall'altra parte del ricevitore un altro Alessandro che di cognome fa Del Piero. «E' il suo idolo calcistico e ha inviato pure un video in cui lo saluta e gli mostra la maglia che ha spedito per posta. Un gesto straordinario che certifica il campione più di qualsiasi azione sul campo da gioco». Anche il mondo dello sport locale, comunque, si è attivato per Ale e al Palaonda è spuntato l'altro giorno uno striscione di incoraggiamento, mentre al PalaMazzali è stata esposta una sua gigantrofia che tornerà nei prossimi incontri di tre società di basket. Emanuela, come detto, ha deciso di promuovere la solidarietà delle donazioni e vista la sua esperienza diretta è certamente la più indicata per raccontare il sistema. «Prima di tutto avviene una tipizzazione attraverso un semplice prelievo di sangue. Si tratta di un'analisi genetica che, chiaramente, è funzionale a verificare l'eventuale compatibilità con altre persone. Le informazioni ricevute vengono riportare nel registro dei donatori e sono poi raffrontate con le tipizzazioni dei pazienti. Solo quando si trova un'effettiva corrispondenza, confermata poi da ulteriori verifiche, si passa alla fase della donazione vera e propria». Qui, molto spesso, si innesca la paura: «Vero. In realtà si tratta di un prelievo in anestesia totale che comporta qualche fastidio nei giorni successivi, ma limitato visto che il midollo di un organismo sano si rigenera molto in fretta. Trovare le compatibilità, comunque, è un fatto raro, quindi non può esistere precedenza di intervento». E' tra le pieghe di questi registri, comunque, che si nascondono le speranze per Alessandro. «Verrà cercato tra tutti quelli che sono iscritti come potenziali donatori italiani ed internazionali, così come nella banca del sangue cordonale». Ogni nome che si aggiunge rappresenta una speranza in più. La storia di Alessandro, purtroppo, è quella di una ricaduta: già a quattro anni e mezzo, infatti, il piccolo ha subito due anni di chemio e radio con conseguente isolamento. «Credevamo di avere messo questa storia alle spalle, invece siamo ancora chiamati a lottare. Purtroppo la cura si è dimostrata insufficiente, quindi ora bisogna riporre le speranze in un trapianto». E' qui che si innesca il meccanismo di solidarietà che Emanuela sta portando avanti per suo figlio, ma anche per tutti i malati che aspettano il colpo di fortuna di trovare un donatore compatibile. Non sempre, infatti, chi non è coinvolto conosce una pratica più complessa di come la si immagini. «Nessuno della nostra famiglia si è rivelato compatibile: della piccola sorella avevamo anche tenuto il cordone ombelicale per verificare. Niente. Ora ci rimettiamo al registro dei donatori di midollo osseo mentre io ho fatto la mia donazione a un altro paziente non italiano». Un dono e un gesto di cui Emanuela, da insegnante, ha cercato di fare tesoro anche in classe. «Ho spiegato ai mio alunni cosa significhi abbracciare la solidarietà. Voglio che oltre all'aiuto per Alessandro tutto questo serva a costruire una nuova coscienza in questo campo della solidarietà. Per questo ho attivato un gruppo su facebook con 5.100 iscritti che si chiama "Polì Ale: un midollo per la vita". Qui raccontiamo tutto sulla donazione, come funziona e come fare per dare una mano a chi ne ha bisogno». Nei giorni scorsi, però, Alessandro ha ricevuto una telefonata inaspettata che gli ha riempito il cuore: dall'altra parte del ricevitore un altro Alessandro che di cognome fa Del Piero. «E' il suo idolo calcistico e ha inviato pure un video in cui lo saluta e gli mostra la maglia che ha spedito per posta. Un gesto straordinario che certifica il campione più di qualsiasi azione sul campo da gioco». Anche il mondo dello sport locale, comunque, si è attivato per Ale e al Palaonda è spuntato l'altro giorno uno striscione di incoraggiamento, mentre al PalaMazzali è stata esposta una sua gigantrofia che tornerà nei prossimi incontri di tre società di basket. Emanuela, come detto, ha deciso di promuovere la solidarietà delle donazioni e vista la sua esperienza diretta è certamente la più indicata per raccontare il sistema. «Prima di tutto avviene una tipizzazione attraverso un semplice prelievo di sangue. Si tratta di un'analisi genetica che, chiaramente, è funzionale a verificare l'eventuale compatibilità con altre persone. Le informazioni ricevute vengono riportare nel registro dei donatori e sono poi raffrontate con le tipizzazioni dei pazienti. Solo quando si trova un'effettiva corrispondenza, confermata poi da ulteriori verifiche, si passa alla fase della donazione vera e propria». Qui, molto spesso, si innesca la paura: «Vero. In realtà si tratta di un prelievo in anestesia totale che comporta qualche fastidio nei giorni successivi, ma limitato visto che il midollo di un organismo sano si rigenera molto in fretta. Trovare le compatibilità, comunque, è un fatto raro, quindi non può esistere precedenza di intervento». E' tra le pieghe di questi registri, comunque, che si nascondono le speranze per Alessandro. «Verrà cercato tra tutti quelli che sono iscritti come potenziali donatori italiani ed internazionali, così come nella banca del sangue cordonale». Ogni nome che si aggiunge rappresenta una speranza in più.
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