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giovedì 23 dicembre 2010

A Casanova le prime 80 famiglie Ipes


di Alan Conti
BOLZANO. L'Ipes arriva a Casanova. Ieri mattina si è svolta la consegna ufficiale delle chiavi di 81 alloggi del lotto EA6, i primi riservati all'edilizia sociale nel rione dopo i condomini costruiti dalle cooperative. La cerimonia ufficiale, tenuta simbolicamente nel garage dell'edificio. Casanova cresce e i nuovi inquilini mostrano chiaramente di essere preoccupati dai tempi di realizzazione dei servizi utili alla vita quotidiana nel quartiere. Importanti, in questo senso, le dichiarazioni dell'assessore comunale all'urbanistica Maria Chiara Pasquali che chiede aiuto alla Provincia «nel continuare a garantire il sostegno economico per la realizzazione dei servizi nel rione». Nelle strade in cui il parcheggio è già diventato un problema, comunque, è particolarmente significativa la scelta del garage come location della consegna delle prime chiavi dell'Ipes a Casanova. «Il quartiere - prende la parola il presidente uscente dell'Ipes Albert Pürgstaller - sta crescendo in maniera organica e l'Istituto raggiunge oggi i 6.144 alloggi a Bolzano, la metà dell'intera dotazione provinciale. Entro l'anno, oltretutto, intendiamo consegnare altri 350 alloggi nella zona, oggi in fase di realizzazione, con 60 destinati al ceto medio. L'investimento è di 13,5 milioni di euro e non posso che essere fiero di aver dato, in questi anni, un tetto a 6.000 persone che ne avevano bisogno». L'esperienza della convivenza difficile in alcune case di Firmian, invece, deve avere lasciato qualche strascico dato che la prima preoccupazione dei vertici Ipes e provinciali è invitare i coinquilini alla buona convivenza. «Evitate litigi e discordie - conclude Pürgstaller - e abbiate particolare cura dei vostri appartamenti in modo da dover ridurre al massimo spese e inconvenienti». Meglio non gravare troppo, di questi tempi, sull'ufficio manutenzione. Il presidente Durnwalder, invece, rende merito ai veri finanziatori degli alloggi: «Queste case sono realizzate con i soldi dei contribuenti, le tasse degli altoatesini che permettono a molte famiglie di programmare un nuovo futuro. Nel 2011, comunque, consegneremo in una prima tranche altri 159 appartamenti, poi 139 e infine gli ultimi 85: il progetto Casanova continua a procedere». Anche Durnwalder si rivolge al nuovo inquilinato in toni paternalistici: «Potete fare di queste case un paradiso se andrete d'accordo oppure un inferno. Il segreto è tollerare e rispettare le diversità linguistiche, religiose o culturali». L'uditorio, però, riaccende la curiosità non appena si passa ai problemi reali del rione. «Sappiamo - interviene l'assessore comunale Maria Chiara Pasquali - che Casanova chiede la realizzazione e il completamento dei servizi e per fare questo il Comune ha bisogno della certezza del sostegno economico da parte della Provincia. In questo modo potremmo finalmente portare a realizzazione il famoso lotto C, che sarà messo a disposizione del commercio e delle associazioni, così come approfondire progetto e costruzione degli istituti scolastici». A salutare i nuovi inquilini anche don Ulderico Quaresima, parroco di San Pio X: «La vostra parrocchia, da poco restaurata, è pronta ad accogliervi tutti. Certo, lo spazio è forse piccolo per un bacino così esteso, ma in futuro potrete contare anche sulla vicina chiesa di Firmian».
I NUOVI ABITANTI Esaurite celebrazioni ufficiali e cerimonie previste dal protocollo Ipes, le parole dei nuovi inquilini riportano alla concretezza dei problemi di chi si appresta a trasferirsi in un rione in fase di crescita. In generale pollice alto per la qualità degli appartamenti, ma diversi sono i dubbi per la mancanza di servizi che ha contraddistinto il dibattito attorno a Casanova negli ultimi anni. Marino Berganton, per esempio, propone un'analisi lucida della situazione. «Ormai è una caratteristica delle nuove zone di espansione pensare prima al residenziale e poi alla realizzazione dei servizi: è successa la stessa cosa a Firmian. E' uno scotto che bisogna essere pronti ad affrontare e sopportare. L'alloggio, invece, l'abbiamo aspettato per tre anni, ma siamo soddisfatti del risultato finale». Paolo e Mirella Greggio mostrano soddisfazione «per un traguardo finalmente raggiunto. Arrivare a Casanova, invece, qualche preoccupazione la desta perché si sa che per qualsiasi necessità sarà obbligatorio spostarsi, almeno per qualche anno». Più ottimista è Stefania Pioner: «Via Similaun e il rione Ortles non sono poi tanto lontani e lì si trova tutto quello di cui possiamo avere bisogno. Oggi sono contenta, ma lascia l'amaro in bocca constatare come ci siano voluti 20 anni per riuscire ad ottenere un alloggio da parte dell'Ipes». Samira Samit, invece, è di origini marocchine e allontana fin da subito le possibili polemiche legate agli stranieri. «Qui dimostreremo che la convivenza è possibile e può funzionare. Casanova? Arriveranno anche i servizi. Preoccupa di più la situazione generale dell'Ipes: le nostre famiglie hanno bisogno di riferimenti solidi e sicuri». «Sono 10 anni che aspetto questo momento per mia figlia - le parole di Rocco Gentiluomo - ma la soddisfazione non può nascondere le criticità di una zona ancora piuttosto spoglia, così come di un Ipes che al momento è in evidente stato confusionale». Laura Napoletano è sorridente: «Se avremo il sostegno necessario dell'Istituto nemmeno la mancanza di servizi nel rione può creare troppi allarmi. Gli alloggi, infatti, sono belli e va ammessa la buona qualità delle realizzazioni». Il primo inconveniente è per Maria Mazzier: «Mi hanno consegnato delle chiavi sbagliate e la porta di casa non si è aperta». Chiusura, infine, per il pragmatismo di Liviana Baraldo e Mario Borgo: «Quando hai la possibilità di ricevere un appartamento non puoi che essere contento».
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