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lunedì 19 settembre 2011

San Giacomo: sul palco si inneggia al fascismo


Il logo della band fascista

 BOLZANO. “Se la legge italiana ci vuole tappare la bocca sappia che noi facciamo quello che ci pare. La nostra musica è fascismo come lo è l’azione, la giustizia sociale, la rivoluzione, il nazionalismo, Fiume, San Sepolcro e l’Rsi”. Si presenta così, nei siti specializzati sul web, la band “Blind Justice” che venerdì 23 settembre alle 20 si esibirà al pub “Lo Hobbit” di San Giacomo. Dopo i “Zeta Zero Alfa”, insomma, la letteratura dei gruppi di ultradestra portati in concerto a Bolzano si arricchisce di una nuova puntata curata dall’organizzazione “Canti Ribelli” concentrata principalmente sulla musica non conforme. Di conforme, certamente, l’arte dei Blind Justice ha poco. “I nostri primi due pezzi si intitolano “Misogenia” dedicata alla donna modellata oggi dalla nostra società e “Gli anni della Fenice”. In un altro pezzo, invece, analizziamo il fascismo come reazione e non rivoluzione”. Lo stile è quello dell’hardcore “da troppo tempo lasciato solo nelle mani della sinistra ed eravamo stufi fosse genere di sola pertinenza dei cessi sociali”. Nella loro pagina dedicata su facebook, intanto, la band promuove una maglietta con tanto di slogan “Fascist Youth Crew” (Compagnia giovani fascisti). In un’altra intervista rilasciata dalla band attesa a San Giacomo le intenzioni del gruppo sono ancora più chiare: “Per chi suoniamo? Per tutti, ma non certo per gli antifascisti e i messaggi che vogliamo trasmettere dal palco sono quelli del fascismo e della ribellione”. Ovviamente non manca l’impegno politico: “Siamo molto vicini alla causa palestinese, far emergere il tema della giovinezza per eliminare la cancrena dei vecchi che fissano le radici alle poltrone”. Chiusura, ovviamente, con il necessario “saluto a tutti i camerata”. Passando ai testi delle canzoni il tenore non muta di molto. In “70178”, per esempio “il compagno e lo Stato” vengono accusati di essere mandanti ed esecutori degli omicidi “Di Nella, Cecchin, Larentia, Primavalle, Ramelli e Zicchieri” con invito a “chi ha lottato e non si arrese a gridar presente con le braccia tese”. In “Reazionario”, dopo il distacco dalla storica triade famiglia, patria, Dio ecco che si ricorda al giovane che “noi ti abbiamo educato per avere un fuorilegge” con tanto di epiteti rivolti a “savoiardi, partigiani e bastardi americani”. Chiusura del brano con il motto fascista “Eja, eja, alalà”. In “Misoginia” tutto l’affetto per le donne si esprime con un “colpi di spazzola, lucchetti e mimose, scusa non ti chiamo Amore perché penso che: Misoginia unica via!” che infila nello stesso calderone le starlette della tv e le vittime dello scoppio della fabbrica di cui la mimosa è simbolo. Sicuri ci sia bisogno di questa lezione?

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