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lunedì 16 aprile 2012

Apre il negozio dove non si paga

La vetrina di Passamano nel giorno d'apertura
Un gruppo di ragazzi prova a cambiare mentalità con "Passamano" in via Rovigo: nessun ricompenso richiesto per prendere gli oggetti e chiunque può donare qualcosa. Spese coperte con offerte e altre manifestazioni.


 BOLZANO. I soldi non sono tutto. Già, ma non sempre è facile trasformare la retorica in realtà e le sfide per farlo assumono spesso un fascino particolare. E’ quanto sta per accadere in via Rovigo 22B, dove un gruppo di ragazzi ha festeggiato sabato l’inaugurazione di “Passamano”, il primo negozio “non negozio” nella storia di Bolzano. Il gioco di parole, infatti, oltre a spiazzare nasconde un esperimento curioso: nessun oggetto in offerta richiederà un pagamento per essere portato a casa e chiunque potrà mettere a disposizione qualcosa di proprio che non utilizza più. Nessuna banconota, nessuna moneta: tutto viene lasciato al libero spirito di iniziativa dei partecipanti, salvo la possibilità di lasciare offerte volontarie per il pagamento delle spese della struttura. L’obiettivo è cambiare la mentalità di consumo e attorno al successo o meno dell’iniziativa si nasconde il grande discorso degli scambi tra esseri umani. "L’idea – spiega Gaia Palmisano, tra le promotrici – nasce all’interno di un particolare movimento internazionale chiamato “Transition Town” fondato dall’inglese Rob Hopkins. L’obiettivo finale è quello di creare una dimensione partecipativa con metodi che lascino spazio alla creatività individuale". Nel concreto si innesca una piccola rivoluzione presentando un’attività che nemmeno necessita della cassa. "”Passamano” sembra un negozio ma, di fatto, ne è l’antitesi: nulla, infatti, vi viene venduto. Ognuno può entrare e prendere ciò che più gli è utile o che più gli piace. In cambio non viene richiesta nessuna forma di compenso. In questo modo usciamo completamente dalla logica del “do ut des” cercando di creare contemporaneamente un’alternativa al consumismo e allo spreco, ripristinando un senso di comunità". Nella sostanza, dunque, chiunque può entrare e servirsi senza portafoglio. "Già, ma tutti sono liberi di portarci degli oggetti – continua Palmisano – in buono stato che ritengono ormai superflui e che invece potrebbero essere utili a qualcun altro. Può anche capitare che ci siano cittadini che desiderano donare qualcosa di caro proprio perché possa tornare ad avere un’utilità da qualche parte". La logica, insomma, è più quella del “book crossing” che non del baratto. "Esatto, perché lo scambio non è forzato, ma solo possibile". I soldi, però, giocoforza diventano importanti quando, al di là degli idealismi, si deve fare i conti con le spese di gestione di un negozio. Come si fa senza incassi o finanziamenti? "Tutti possono lasciare delle offerte in denaro proprio con questa finalità. In ogni caso cerchiamo di tenere in vita al progetto attraverso altre attività come le cene sociali realizzate con materie di recupero dal mercato". Pare chiaro, insomma, che “Passamano” potrà reggersi in piedi solo ben sostenuta economicamente, anche se sono proprio le modalità di gestione del denaro a cambiare totalmente prospettiva. Oltre agli oggetti, comunque, i ragazzi puntano forte su idee e cultura: "Metteremo a disposizione delle lavagne informative dove tutti potranno leggere e dare il proprio contributo a dibattiti su temi come la decrescita economica, l’ecologia o forme di vita alternative ed ecosostenibili. Da un lato potremmo sensibilizzare la comunità e dall’altro offriremo un’altra opportunità per fare di “Passamano” un progetto quanto mai condiviso". Un negozio che apre, di solito, dipende da chi sta dietro la cassa, stavolta la responsabilità è di chi varca la porta.
Alan Conti

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