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mercoledì 15 agosto 2012

Schwazer, davvero ti hanno aiutato?


Schwazer durante la conferenza stampa (Panorama)

BOLZANO. Adesso la domanda è capire come, dove e se qualcuno abbia aiutato Alex Schwazer nel suo squinternato programma di doparsi in vista della prova di marcia 50 chilometri delle Olimpiadi di Londra 2012. E’ proprio questo il fronte ancora aperto da parte degli investigatori perché, alla luce dei fatti, se il nodo fosse solo la posizione di Schwazer l’inchiesta sarebbe, con ogni probabilità, già chiusa a doppia mandata. L’atleta, infatti, è reo confesso quindi il reato di doping non richiede particolari dimostrazioni e alla fine la trafila potrebbe tranquillamente chiudersi con un patteggiamento e pena alleggerita dai benefici. Quello che porta i Carabinieri dei Nas di Trento a insistere sulla questione, quindi, è la ricerca di qualcun altro che possa aver tessuto le fila dietro all’atleta di Racines. Schwazer ha già ammesso i contatti con il discusso dottor Ferrari parlando, però, solo della stesura di tabelle di allenamento che secondo indiscrezioni dovrebbero essere state trovate all’interno dell’appartamento di Calice. Non solo, dal backup dei dati effettuato dai Carabinieri sul computer del marciatore dovrebbe saltare fuori un quadro più definitivo dei loro rapporti, ma la sicurezza dell’atleta nel chiedere che vengano al più presto rese addirittura pubbliche le loro conversazioni sembra convincente. In ogni caso in queste ore al vaglio della procura stanno passando tutte quelle persone che hanno avuto contatti con il ragazzo nel periodo di preparazione e possono essere utili le testimonianze di tutti coloro che hanno notato una certa difficoltà psicologica nel gestire la situazione. Da più parti, comunque, viene dato quasi per scontato l’aiuto a Schwazer di qualche santone del doping, ma sono le stesse modalità di comportamento del ragazzo che innescano qualche dubbio. Detto che il timbro turco sul passaporto dimostra semplicemente che Schwazer è stato in Turchia nei primi giorni di settembre ma non certifica affatto l’eventuale acquisto di epo in farmacia ad Antalya, infatti, desta qualche perplessità l’ingenuità di alcuni passaggi. Sono gli stessi esperti dell’antidoping, infatti, che in via più o meno ufficiale avrebbero spiegato agli inquirenti che secondo parametri ben valutati sarebbe possibile iniettarsi Epo per alcuni giorni arrivando al top fisico nella giornata della gara evitando di risultare positivo in caso di controlli proprio a ridosso della prestazione sportiva. Questo scenario, oltre a gettare un’ombra sinistra sullo sport, lascia intendere che se Schwazer si èfosseaffidato a qualche professionista del settore, beh, probabilmente costui tanto professionista non era. Quel che si dimentica in tutta questa vicenda, però, è quanto male faccia l’Epo perché, per esempio, moltiplica i rischi di ictus e trombosi. Per vincere una gara, insomma, si mette sul piatto la vita di un atleta giovanissimo: ecco perché gli inquirenti vogliono verificare se c’è qualcuno disposto ad accettare questo folle scambio.
Alan Conti
TCA ALTO ADIGE TV (Nell'edizione odierna del telegiornale)

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