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domenica 28 luglio 2013

Fare chiarezza sullo sfregio del Guncina

Uno squarcio sulle pendici del Guncina, aperto anni fa, mai concluso e fermo nella sua incompiutezza a testimonianza di un certo immobilismo generale: edilizio ma anche delle istituzioni. Da troppo tempo, ormai, uno dei monti simbolo della città di Bolzano presenta un dente cariato, ovvero un cantiere privato mai concluso. Un buco nel verde che, tanto per rendere l'idea, si nota anche consultando google maps tanto impattante. Nessuno, peró, in sede istituzionale sembra prendersi la briga di spiegare cosa stia accadendo e come mai non ci si informi sullo stato dei lavori, non fosse altro per questioni panoramiche. A dimostrazione è arrivata una seconda interrogazione sul tema in consiglio provinciale presentata da Alessandro Urzì, leader di Alto Adige nel Cuore, dopo che la prima era stata liquidata con un generico rimando al Comune di Bolzano. Ora nel nuovo documento si pongono espressamente degli interrogativi al presidente e alla giunta provinciale. Prima di tutto si cerca di comprendere se e in quale misura esista un recinto normativo che preveda il divieto per il fermo dei cantiere o se non altro un limite temporale massimo per l'ultimazione dei lavori. Entrando nello specifico si chiede anche se sia stato attivato un monitoraggio o perlomeno un sollecito di chiarimento presso l'azienda costruttrice. In ogni caso, si legge sempre nell'interpellanza, se non sia il caso di imporre al costruttore perlomeno la ricostruzione della vegetazione per risanare la ferita e anche una dignità alle note passeggiate. In passato sul caso l'assessore comunale Maria Chiara Pasquali aveva parlato di uno spostamento di cubatura di un maso che nel tempo pare aver assunto dimensioni decisamente più ampie. Si vede a occhio nudo e si capisce in modo netto che in questa vicenda c'è un po' troppo di non detto.




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