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sabato 10 agosto 2013

La ex Speedline? Un dormitorio per disperati

Una piccola porta, mimetizzata lungo un murales che corre su via Buozzi, è l'unico ostacolo tra la strada e i lotti della ex Speedline, la fabbrica di cerchioni dismessa e rudere in attesa del Parco Tecnologico a Bolzano. Una porta che porta non sarebbe dato che originariamente rappresenterebbe l'uscio di un vano tecnico che oggi è stato abilmente scassinato rendendo necessaria una semplice spinta per portare all'interno. Un passaggio che porta dritti dritti in un accampamento di fortuna creato all'interno della fabbrica. Materassi sgualciti, moltissimi vestiti accompagnati da scarpe e scatolame di tonno, jogurt o mais lasciano intendere come ci si trovi al cospetto di un dormitorio di fortuna, probabilmente per disperati, che in confronto l'accampamento abusivo sotto ponte Palermo dei giorni scorsi pare un resort. Tutto intorno sporcizia e lerciume, con tanto di angoli utilizzati da gabinetto di fortuna. Oltre il degrado più profondo ci sono degli aspetti di sicurezza pubblica non indifferenti: due enormi taniche di olio carbonizzate e la vampata di bruciato sul muro lasciano intendere come siano stati accesi dei fuochi di non piccola entità. Considerate le temperature di questo giorni, inoltre, sono spia di una certa assiduità nella frequentazione che potrebbe tranquillamente risalire, come minimo, al periodo invernale. Le fiamme in un contesto simile, peró, sono un pericolo vero, basti pensare che nel grande complesso centrale dove una volta trovava posto la fonderia si trovano ancora grosse taniche di plastica, regolarmente vuote, ma che contenevano sostanze altamente tossiche. Senza contare tutto il corollario di macchinari abbandonati a vario titolo che in caso di incendio potrebbero risultare più che problematiche. Sul pavimento della prima stanza raggiungibile, comunque, appaiono anche un telefono cellulare e un autoradio: se per il primo è possibile ipotizzarne una funzione, la seconda lascia supporre qualche origine poco regolare. Per terra sono sparse le chiavi dell'azienda, con dicitura ordinata delle rispettive porte di funzionamento, a probabile testimonianza di un tentativo per aprirsi nuovi vani. La piccola rientranza che le ospitava, così come quella dedicata al pronto soccorso, è letteralmente divelta. Originariamente il lotto serviva come forno di trattamento termico di supporto alla fonderia. Tuttavia è salendo delle piccole scale che sembrano condurre a un prefabbricato sospeso, probabilmente una guardiola di quella che ha tutta l'aria di essere stata una portineria interna allo stanzone, che si trova la conferma di come la frequentazione non sia affatto occasionale o datata. All'interno, infatti, si trovano due materassoni ordinatamente riposti in uno stanza minimamente curata con tanto di scopa e stenditoio occupato. Un'abitazione di fortuna vera e propria: una lotta stridente tra marginalità e voglia di normalità che si concretizza in un tenero peluche di orso che naviga nel marciume. Uscendo, oltre alla preoccupazione di una situazione incontrollata, ci si porta dietro anche schegge di disagio.
Alan Conti
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