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giovedì 7 novembre 2013

Le app irrinunciabili? Appena due o tre

Chi ha uno smartphone lo sa: i primi giorni si è colti da raptus da app, poi si comincia a realizzare che forse il simulatore di spada laser e il rasoio virtuale che da finta spelacchiatura mattutina non è che servano poi più di tanto. Ora questa sensazione si traduce in una ricerca numerica condotta da Human Highway e ripresa da Irene Maria Scalise su Repubblica. Sarebbero, infatti, 60 miliardi i download di app realizzati fino ad oggi con un giro di affari di 13 miliardi di euro e un numero medio di 24 applicazioni scaricate per dispositivo. Le curiosità, però, arrivano ora perché il 94% delle app gratuite vengono disinstallate nel giro di pochissimo tempo mentre quelle effettivamente usate sono appena 7 in media. Non  solo, tra queste di veramente irrinunciabili siamo pronti a dichiararne 2-3. Quali? Whatsapp per il 40%, Facebook per il 30% e quelle di meteo al 15%. Connessi con la società e il cielo, insomma. Poi ecco i passatempi da coda alla posta come Candy Crush o Ruzzle o ancora Instagram per gli appassionati di foto e Shazam per quelli di musica. Tra le migliori anche Twitter e Skype. Il segreto per una app di successo, comunque lo spiega l’ingegnere informatico Federico Feroldi: “Bisogna essere capaci di farla entrare nelle abitudini comuni della gente”. Basta un occhiata al dì, anche di pochissimi secondi, per rimanere agganciati alla home degli smartphone. La conseguenza finale del ragionamento, però, potrebbe essere che siamo di fronte a una sovraproduzione esagerata di app, ma a smentire la facile intuizione è l’esperto Riccardo Luna. “Produrre un simile software ha ormai costi talmente limitati che un tentativo si può e si deve fare senza tentennamenti”. L’idea giusta, insomma, è capace di giustificare miliardi di tentativi. E’ l’innovazione nel suo senso più stretto, oltre ogni festival o auspicio.
Alan Conti

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