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lunedì 20 gennaio 2014

Tutte le sfide della nostra scuola

Nella distribuzione delle competenze di giunta il presidente Arno Kompatscher si è tenuto bene in mano il volante dell'Alto Adige di oggi con l'economia e la finanza sotto gli occhi, ma ha preso le chiavi dell'Alto Adige del futuro e le ha affidate a Christian Tommasini e Philipp Achammer. Una scelta di rotta oltre che politica: la fabbrica dei nostri giovani, la scuola, sotto l'ala di due giovani. Il primo, Tommasini, nonostante sia ormai noto dalla scorsa legislatura all'anagrafe conta comunque 38 anni, due lustri in meno per il ventottenne Achammer. La prospettiva, insomma, è più vicina agli studenti che non ai baroni degli atenei per intenderci. Da qui, però, passa buona parte della legislatura perchè non a caso la scuola è stata uno dei punti più problematici nella stesura dell'accordo di coalizione dato che tanti sono i punti di domanda che apre e altrettante le possibili sorprese tra cui scegliere.
Il primo obiettivo, per esempio, è quello di andare a Roma a prendersi la competenza primaria sulla formazione sottraendola a lacci e lacciuoli centrali per muoversi con più libertà sul fronte organizzativo, ma anche della gestione del personale docente. C'è poi il tasto rosso del settore, ovvero l'insegnamento della seconda e delle altre lingue. L'accordo gioca un po' sugli equilibrismi: sì al Clil intensivo, sì a più scambi tra studenti e attività extrascolastiche, ma sì anche al caposaldo dell'articolo 19 sulla madrelingua. Tanti punti fermi che, paradossalmente, rimettono ancora più il pallino in mano ai due assessori perchè qualsiasi pedale si voglia spingere presenta un qualche appiglio programmatico. Vedremo.
Riflettori puntati anche sul calendario scolastico dove il Pd pretende una riforma in nome delle autonomie degli istituti e l'Svp continua a propendere per una settimana corta univoca. Attenzione, infine, sulla gestione del personale, amministrativo e insegnante, perchè tra le pagine spuntano termini come “razionalizzazione” e “revisione dei contratti” che di solito fanno fischiare le orecchie dei sindacati come treni e alzano le antenne dei tanti dipendenti della scuola.

La scuola è la fabbrica del futuro e ha una responsabilità proporzionale. Cinque anni possono segnare una strada. Nel bene e nel male. Kompatscher, infatti, ha dato loro le chiavi del futuro, ma noi tutti affidiamo loro i nostri bambini.
Alan  Conti  

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