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venerdì 19 settembre 2014

Talvera, siringhe a un passo dai bambini


Lo spaccio presuppone dei consumatori, la rapina il pericolo della casualità. I Prati del Talvera baciati dal sole nel pomeriggio sono ancora feudo delle famiglie, ma è inevitabile che quanto accaduto negli ultimi giorni abbia lasciato dietro di sé un alone. La cronaca ha steso i suoi teli sull’erba e anche se per molte mamme nulla cambia in concreto è evidente che le antenne della preoccupazione sono un poco più dritte. Spaccio e rapine non sono accidenti casuali. Intanto lungo il greto del fiume, a cinque metri dai tappetoni elastici e venti dai giochi, si trova agevolmente un piccolo drappello di pericolose siringhe usate e abbandonate in mezzo a una foresta di confezioni sanitarie. Iniezioni di eroina si presume a spanne. Vero che un bambino sorvegliato lì non ci dovrebbe mettere nemmeno un’unghia, ma altrettanto vero che non sarebbe la prima volta che un pargolo o un cane scappa in quella direzione. Entrambi, Fido e Baby, non si fanno troppe domande sugli oggetti curiosi da toccare.
 “Frequento questi Prati da quando li hanno costruiti – inizia Margherita Morosin di Collalbo – e non si può negare che nella frequentazione sono cambiati. L’aumento degli stranieri è evidente, ma non siamo certo ai livelli del parco della Stazione rovinato nel corso degli anni. Qui sono ancora i cittadini i padroni”. Inna Ivliyeva, dal canto suo, si iscrive al partito delle mamme contente dell’aumento dei controlli. “Passano spesso con le auto di servizio, sia polizia sia carabinieri, e questo contribuisce a stare più tranquilli. Probabilmente gli episodi spiacevoli hanno contribuito a far tornare alta l’attenzione”. Nonno Sebastian Unterholzner, poco più in là, tesse le lodi del Talvera. “E’ un luogo che ci permette di essere nonni in tranquillità, una ricchezza che non può essere dispersa”. Una mamma, invece, ci avvicina chiedendo l’anonimato. “Il giorno prima degli arresti ho assistito sbigottita a uno scambio pomeridiano tra un pusher e un cliente. Da una parte i soldi, dall’altra una piccola busta di stupefacente: un commercio alla completa luce del sole, davanti alle altalene dei bambini. Incredibile la tranquillità che hanno mostrato. Ben vengano le operazioni di polizia e i controlli in borghese”. Più tranquilla è Simone Tarneller: “Sinceramente non ho visto grandi cambiamenti negli anni e continuo a sentirmi tranquilla. Il massimo dei crucci possibili sono gli escrementi dei cani. Certo, scoprire che così vicino si possono trovare delle siringhe non fa affatto piacere, ma cerchiamo di essere sempre attente a come si muovono i piccoli in uno spazio che è comunque particolarmente aperto”. Nel recinto dei cani incontriamo Sara Lorenzoni: una rapina non passa inosservata a chi può essere spesso in giro da sola. “La paura è che possa capitare chiunque. Ben vengano i controlli di qualsiasi natura: in pattuglia, borghese o con le telecamere. Lo spaccio ai ragazzini, invece, è certamente grave ma dal punto di vista della pericolosità sociale rimane più circoscritto ai protagonisti della compravendita”.
 Il Talvera, insomma, continua a scorrere nella vita sociale come approdo quotidiano dei bolzanini, ma qualche piccolo graffio è rimasto. Va difeso perché non si allarghi.
Alan Conti (www.altoadige.it)

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